Deregulation e tartarughe 2017

Cronaca dell’Aufguss show campionato italiano 2017

Condivido la cronaca di Corrado Zanetti sul campionato 2017 di Aufguss show dal titolo Deregulation e tartarughe 2017

“L’Aufguss convince e appassiona, oppure lascia a bocca asciutta.” – scrive Corrado Zannetti nell’articolo Deregulation e tartarughe – 

“Ma non è solo questo: l’apporto alla struttura o alla scenografia, spiega già di per sè come un Aufguss show sia una rappresentazione che nasce da un progetto personale, da un’intima motivazione e da un’interiore ricerca espressiva.

Ogni Aufguss è ricerca, un’opera d’arte in movimento.

Ciò che si vede durante un Aufguss show diventa il riflesso di una parte di noi stessi, lo specchio della nostra anima.

Mai come in questa edizione del campionato le donne sono state protagoniste, portando alla competizione temi nuovi e interpretazioni più introspettive e dunque più capaci di emozionare il pubblico”.

Ottima spiegazione di come ci si emozioni assistendo ad un Aufguss-Show in Sauna, raccontato da Corrado Zanetti nell’articolo “Deregulation e tartarughe”.

Testo di Corrado Zanetti

“Il sole si congeda dalla verdissima Val Passiria cedendo finalmente il posto ad una luce morbida, un’ombratura delicata e nitida.

Mi godo il privilegio di essere rimasto l’ultimo ospite nel giardino pensile del Quellenhof:

ora che non c’è rimasto più nessuno posso immergermi nel fresco laghetto che stempera i bollori della Sauna Event di questo fantastico resort e confidarmi con le tartarughe.

Le tartarughe

Loro mi ascoltano, allungano curiose il collo e dondolandosi a pelo d’acqua mi dicono “sì”.

La tecnologica finlandese che ha ospitato il relegation round, ultimando la griglia di partenza della finale del decimo Campionato Italiano Aufguss (Aquardens di Pescantina 7-8-9 luglio), è ormai spenta, ma so già che il ricordo del suo calore sopravviverà dentro il mio corpo per qualche giorno.

Ho appena incassato l’ultimo suo schiaffo, il tredicesimo in 48 ore, un Aufguss supercaldo dell’amico Klaus – “Adezzo vi zpiego io come zi uza quezta zauna!” – e del suo giovane collega d’asciugamano, di cui non ricordo il nome, e sto lentamente recuperando consistenza fisica e mentale.

Cerco di rimettere ordine nelle sensazioni, ricordi e riflessioni.

Qualcuno, tra i concorrenti, lo aveva annunciato:

“Al relegation cambio tutto”.

E quasi tutti, tra gli otto meister singoli e cinque team chiamati al Quellenhof per recuperare il “debito” con il quale hanno chiuso le proprie qualifiche,

hanno giustamente modificato se non tutto almeno qualcosa del proprio Aufguss, facendo tesoro degli errori e dei buoni consigli ricevuti dopo la prima esibizione.

Penso che la questione del “quanto si può modificare” un Aufguss sia una falsa questione: non parlo delle correzioni “tecniche”, ma della drammatizzazione, del modo di raccontare la storia e che, come sappiamo fin da bambini, può sempre essere raccontata meglio.

Quindi campo libero alla ricerca di nuove e più efficaci od emozionali azioni sceniche, senza la pretesa di voler delimitare artificiosamente uno spazio che va lasciato alla libertà artistica del meister.

La discriminante, alla fine, è solo una: o l’aufguss convince e appassiona, oppure lascia a bocca asciutta.

Ma non è solo questo: l’apporto di cambiamenti, anche se minimi purché significativi, alla struttura o alla scenografia, spiega già di per sè come un Aufguss show sia un lavoro sempre “in progress”,

una rappresentazione che nasce da un progetto personale, da un’intima motivazione e da un’interiore ricerca espressiva.

Ogni Aufguss è ricerca, un’opera d’arte in movimento.

Le correzioni

Dario Panetta ha raccontato di più, reso più emozionale il proprio personaggio ed ha aggiunto la proiezione di alcune (poche) fotografie d’epoca;

Roberto De Gregorio ha cambiato un brano musicale e ha indossato meglio il costume da samurai;

Nicola Fabbianelli ha rinunciato ai pannelli e abbracciato il manichino;

Sara Niederkofler si è costruita una trama, ha tolto un po’ di plastica dal proprio arredo e incrementato gli elementi show;

Massimo Gelli ha semplificato il costume;

Matthias Mauro ha impersonato il “corvo” e sostituito rose vere a quelle di plastica;

Fabrizio Lollini ha pulito la scenografia e aggiunto un filmato;

Christine Rose e Mario Santini hanno aggiunto un cartoon alla propria “New adventure”,

Francesca Franco e Serena Viglino hanno reso meglio l’idea cosmica della luce interiore con un nuovo cambio d’abito;

Michael Hochrainer e Ulrich “Caterpillar” Jeany hanno cercato di aumentare lo spirito di team;

a Robert Gufler e Fabrizio Lanzi è finalmente partito il fumo della “volata” nella miniera di Monteneve.

Roberto “Mozart” Carrisi non ha invece cambiato nulla ed ha avuto ragione a non farlo, anche il “trio Cascade” (Verena Kahler, Harald Kaneider e Ivo Negro) non ha modificato alcunchè, ma con l’opposto risultato di aver perso l’effetto sorpresa.

Qualcun altro, infine, non se l’è sentita o non poteva riprovarci e si è ritirato.

Insomma, cambiare non solo si può ma quasi sempre si deve.

E il fatto che la giuria abbia deciso di aggiungere un terzo finalista nei “singoli” dimostra che ci si è confrontati ad alto livello.

Ma avanzo l’ipotesi che anche nel ragionar della giuria si sia fatta strada, sia pure tra qualche mal di pancia e piccoli brividi com’è naturale che sia, una lettura degli eventi più comprensiva della complessità che oggi caratterizza un Aufguss show da campionato, dalla fase ideativa a quella realizzativa.

La qualità

Non solo il livello tecnico si è mediamente alzato, ma anche quello recitativo e scenografico, in particolare grazie al fresco carisma e all’entusiasmo di alcuni giovani Aufgussmeister emergenti che stanno facendo la differenza.

Fattore D

C’è poi il fattore “D”: mai come in questa edizione del campionato le donne sono state protagoniste, portando alla competizione temi nuovi e interpretazioni più introspettive e dunque più capaci di emozionare il pubblico.

E non pensiate che i giudici non ne tengano conto, del pubblico intendo dire.

Spiano, spiano in continuazione, ne ho le prove.

Osservano le reazioni della gente sulle panche, monitorano le espressioni facciali, le trasfigurazioni dei volti e i mutamenti emotivi.

Ho il sospetto che si “ispirino” alle nostre trasparenti emozioni di saunisti liberi e consapevoli, giacchè le proprie non le possono mostrare.

E’ tutto un incrociare di sguardi in sauna, una triangolazione di mutui messaggi pupillari in cerca di un feedback, occhiate che vorrebbero trovare una smentita o una conferma, teste che si girano per cogliere una fugace condivisione.

Ci si “parla” in sauna.

Se poi ti scappa una lacrima sei veramente nei guai; senza più difese, la tua privacy emotiva già messa a dura prova dalla nudità si scioglie nel sudore svelando lo strato lucido della tua personalità,

quello che sta sotto la crosta che un po’ tutti abbiamo ma che solo nella catartica sofferenza della sauna siamo disposti a toglierci.

Lo specchio della nostra anima

In sauna non ci si vergogna di ciò che si pensa, e ciò che si vede durante un Aufguss show diventa il riflesso di una parte di noi stessi, lo specchio della nostra anima.

La mia sto ancora cercando di ricomporla mettendo insieme i tanti frammenti nei quali si è persa.

Avrei preferito, lo confesso, tenerla al riparo dai marosi generati da un regolamento di campionato che, da quanto si è visto, non garantisce a sufficienza una selezione dei finalisti equa e pienamente corrispondente ai valori in campo.

Le regole

Vuoi perchè mancano delle regole (il “decalogo” delle penalità, ad esempio),

vuoi perchè qualcuna di quelle che ci sono producono distorsioni di opposta natura:

a volte eccessivamente penalizzante, altre troppo generosamente premiante.

Qui i giudici non c’entrano, la colpa è del meccanismo, nel quale per altro pure loro si invischiano.

La classifica

Dopo aver scelto i tre finalisti di ogni qualifica, troverei assai più semplice, e più rigoroso, stilare una classifica generale per tutti gli altri, senza dover scegliere di volta in volta chi è fuori e chi merita un’altra possibilità: alla fine al relegation ci andranno quelli che avranno i 9 migliori punteggi anziché, di diritto, il terzo, quarto e quinto di ogni qualifica.

Come si fa nelle competizioni sportive.

Lo “spezzatino” non seleziona, soprattutto quando, come è accaduto in questo Campionato, il sorteggio dei gruppi produce qualifiche disomogenee per il livello dei concorrenti e per la qualità degli Aufguss show.

Ma tutto questo sono convinto che a voi, cari liberi e consapevoli saunisti, interessi anche no.

A voi, lo so, sarebbe piaciuto stare lì con me, immersi in quell’ombra carica di suggestioni,

con un bicchiere di succo di sambuco ghiacciato in mano e sgranocchiando l’ennesima manciata della gustosissima frutta secca del Quellenhof,

Aufguss di Klaus

ad ascoltare gli esagerati racconti di sauna di Klaus.

Penso al volo dell’aquila che mi ha appena fatto vedere nella “sua” sauna, in piedi sopra la stufa muovendo due grandi ventagli neri con lo stesso battito dell’aquila proiettata sul grande schermo della “event”;

penso ai suoi passaggi d’asciugamano lenti ma inesorabili, alla assoluta mancanza di soggezione nei confronti del braciere, che lui caricava con ripetute doppie mestolate d’acqua.

Eravamo in pochi dentro: io, la mia amica saunapolizei Betty, la mia geisha Caterina, un giovane meister fiorentino che s’era portato dietro una mamma e una zia siciliane, la giudice Anna “Web” e qualche tedesco ospite dell’hotel.

Guardo Klaus, il suo volto secco e cotto dal sole, e mi illumino anch’io del suo entusiasmo.

E’ l’ultimo benefit che mi porto via dal Quellenhof, ma di piacevolezze ne ho vissute molte in queste due giornate.

Emozioni

Ho visto l’emozione di un meister quando il pubblico non è riuscito a fare a meno di scandire il ritmo della musica battendo le mani,

mi ha reso felice ricevere in regalo una bottiglia di Nebbiolo senza etichetta e assaggiare la torta sbrisolona portata da un minatore più altoatesino che bresciano.

Mi è piaciuto scoprire che ci sono ancora meister che gli aufguss se li guardano tutti, e mi ha fatto grande piacere avere avuto la mamma e la zia di cui sopra ospiti a cena a casa mia (per il pernottamento hanno trovato accoglienza al B&B Betty),

e sono grato al giudice Luigi Perry Silva per il riservato “fuori onda” che m’ha concesso a fine giornata.

C’entra tutto questo con il campionato?

E’ a questa domanda che le tartarughe mi hanno risposto “sì”.

Leggi l’articolo integrale nella pagina confessioni di Corrado Zanetti nell’articolo Deregulation e tartarughe

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